the japanese coffee (Ita) (Part 1, Chapter 1)

Parte 1

Capitolo 1

Le preoccupazioni oscurano la felicità




 Il caffè, era di piccole dimensioni, c'era lo spazio minimo per consentire di mettere qualche tavolino, le sedie e un orologio da parete. Non vi erano presenti luci all'interno, l'unica fonte di luce erano le finestre, le quali lasciavano illuminare tutto l'interno. E' inoltre giusto specificare che questo cafè si trovava in una zona molto calma di una città densamente popolata. Il palazzo era all'esterno di mattoni ma l'interno del cafè aveva uno stile totalmente differente. Le pareti erano infatti colorate di verde e il pavimento era un semplice parque di legno scuro. Gli unici due commessi erano un uomo (alto e muscoloso e con una corta barba e i capelli scuri e lunghi) e una donna (dai capelli lunghi lisci e scuri e gli occhi color mandorla). Quando qualcuno entrava nel locale, per via di una campanellina posta sopra la porta, si sentiva un leggero suono. Un giorno entrò un uomo. Dalla sua espressione facciale era logico capire che si trattasse di un povero impiegato di città, stremato dalla vita nelle grandi metropoli. 

"Un caffè" disse dopo essersi seduto sullo sgabello davanti al bancone, e un caffè gli fu subito portato.

"Cosa la porta a volere un caffè" Gli chiese il barista.

"Sono stanco... e ho bisogno di energie se voglio arrivare a fine giornata"

"Mi dispiace, se vuole puo sfogarsi con me" e gli sorrise

Mentre il barista asciugava con delicatezza un bicchiere di vetro utilizzando una bellissima tovaglia bianca ricamata l'uomo disse

"Voglio parlare" Breve silenzio, poi la risposta

"Mi dica!"

"Mia moglie mi ha lasciato per un deficente, diceva che lavoravo troppo e dovevo dedicarmi di più alla famiglia... non è vero, io mi dedicavo alla famiglia, ma dovevo anche racimolare soldi per farla vivere questa famiglia no? D'altro canto stavo dalla mattina alla sera in ufficio a rispondere a e-mail e telefonate... mi mancava l'aria che provi quando non hai pensieri, quando ti accorgi di stare sereno e fare un lavoro che ti piace... ma non posso tornare indietro adesso. Ho passato un momento economicamente difficile e ho chiesto dei prestiti a molte banche a cui adesso devo ridare il doppio... sono stanco... vorrei non essere mai nato così non avrei lasciato i miei figli crescere senza un padre"

Il barista prende un respiro e chiude gli occhi, prende dalla tasca una medaglietta e la guarda, poi comincia a parlare mentre osserva l'oggetto

"Vede signore, ogni giorno molte persone vengono qui a prendere un caffè, e in nessun volto ho visto della gioia... adesso... vede quel tavolino a lato della stanza? Ci sono sedute due ragazze... Lei immagini che quelle siano le sue due figlie... Vede come sorridono e come sono gioiose, lei potrebbe essere come loro, con o senza preoccupazioni... come? Si preoccupi per ciò che è presente e vivo! Ciò che la tormenta non è una cosa valida per vivere male, non lo è! Vada dai suoi figli, da sua moglie, gli dia un abbraccio e conti ogni secondo di quell'abbraccio, non ne perda uno e soprattutto cerchi in quell'abbraccio la gioia! Andrà tutto bene signore,  andrà tutto bene"

Detto questo l'uomo, già in lacrime lascia il costo del caffè sul bancone e corre verso l'uscita... Il barista, il quale riconosce di averlo fatto ragionare sorride, posa la medaglietta nella tasca e dice alla collega

"Non era un uomo malvagio, nè tantomeno pazzo, deve solo cercare la felicità nelle minime cose... e fatto ciò comincerà a vivere"

Anche la collega sorrise e poi si girò e continuò ad asciugare i bicchieri.

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